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Riforme, abolite le indennità, resta l’immunità

Riforme, abolite le indennità, resta l’immunità

Proseguono spediti i lavori dell’aula di Palazzo Madama sulla riforma del Senato, che il premier Matteo Renzi spera di portare a compimento entro l’8 agosto. Ieri sono stati approvati sette dei quaranta articoli del ddl Boschi, e si è sciolto anche il nodo dell‘immunità per i nuovi senatori: sono stati infatti bocciati tutti gli emendamenti aggiuntivi all’articolo 8 del ddl, che miravano a modificare l’articolo 68 della Costituzione relativo all’immunità parlamentare, che è stata quindi mantenuta. In serata si è svolto il dibattito sugli emendamenti aggiuntivi, tra cui quelli riguardanti l’immunità: la commissione Affari Costituzionali aveva deciso di mantenere l’articolo 68 della Costituzione invariato, a differenza del testo iniziale del governo, e di mantenere quindi l’immunità.

La relatrice Anna Finocchiaro del Pd e il governo si erano poi rimessi all’aula sulle proposte di modifiche presentate in Senato, e l’aula ha bocciato tutti gli emendamenti. Durante il dibattito sono emersi dubbi sul mantenimento dell’immunità anche da parte dei “dissidenti” del Pd Vannino Chiti, Felice Casson e Lucrezia Ricchiuti. Favorevole invece al mantenimento dell’immunità il capogruppo democratico Luigi Zanda, per il quale il “mal uso” che ne è stato fatto “non è un argomento sufficiente per eliminare” un principio che i “Padri costituenti hanno voluto per tutelare il meccanismo legislativo e la democrazia”.

E’ stato approvato anche l’articolo 9 del ddl, che di fatto abolisce l’indennità per i senatori, modificando l’articolo 69 della Costituzione, che stabilisce che “i membri del Parlamento ricevono un’indennità stabilita dalla legge”, e prevedendo ora che “i membri della Camera dei deputati ricevono un’indennità stabilita dalla legge”. E’ stato quindi approvato l’articolo 3 del ddl Boschi, riguardante i senatori di nomina presidenziale, che prevede per essi un mandato non rinnovabile di sette anni, e l’articolo 4, relativo alla durata della Camera dei deputati, con il quale si cancella la parola Senato dall’articolo 60 della Costituzione sulla durata delle Camere e la non prorogabilità di queste se non per legge o in caso di guerra.

Approvato anche l’articolo 8 del ddl riforme, che conferma l’assenza di vincolo di mandato per i parlamentari previsto dall’articolo 67 della Costituzione. Soddisfatto per come sta procedendo il percorso delle riforme in Senato il premier Matteo Renzi, che ha fatto suo il tweet del responsabile della comunicazione del Pd Francesco Nicodemo: “Si cambia davvero”. Il Movimento 5 Stelle invece ha continuato il suo “Aventino”, definendo la riforma “una porcata” e disertando l’Aula, così come la Lega, il cui capogruppo al Senato Gian Marco Centinaio, dopo aver incontrato il ministro Boschi, ha spiegato: “Al momento le risposte del governo sono insoddisfacenti”. Oggi l’aula dovrà esaminare l’articolo 10, delicato perché riguarda le funzioni del Senato.

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