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Renzi alle Camere: “Mille giorni ultima chance. Riforme o si vota”

Renzi alle Camere: “Mille giorni ultima chance. Riforme o si vota”

Il premier Matteo Renzi ha presentato martedì alle Camere il programma del governo dei “mille giorni”, che, ha avvertito, non sono “un tentativo di dilazione” ma “l’ultima chance per l’Italia dopo aver perso tanto tempo“, perché, ha aggiunto, “il governo ha il dovere di indicare dove vogliamo portare il Paese nei prossimi mille giorni“, ma, qualora il Parlamento non riuscisse a portare a termine le riforme, non rimarrebbe che andare al voto. Per il premier, infatti, bisogna “utilizzare come scadenza della legislatura quella naturale, sapendo che è possibilità delle Camere negare in ogni momento la fiducia al governo“. Quanto alle riforme, poi, Renzi si è detto “disponibile a perdere consenso pur di farle“, ma esse vanno fatte non “perché c’è un soggetto tecnocratico e alieno che ci dice cosa fare” ma perché servono all’Italia.

Per il presidente del consiglio, in particolare, la fine del bicameralismo “è un’esigenza sacrosanta da sempre all’ordine del giorno”, ed è necessario avere un vincitore certo nelle sfide elettorali, perciò ha assicurato che la legge elettorale si farà subito, “ma non per andare immediatamente a votare, ma perché un’ennesima melina istituzionale sarebbe un affronto“. Renzi si è poi soffermato sui temi economici, dicendo che “l’Italia ha interrotto la caduta, ma non basta“, occorre tornare a crescere partendo dal numero di occupati il cui passo in avanti è comunque insufficiente“, e si è scagliato contro i “professionisti” che hanno finora sottovalutato la crisi e “ora pretendono di dirci come fare”.

Il premier ha quindi ribadito di voler affrontare subito la riforma del mercato del lavoro, che oggi in Italia, ha affermato, è “basato sull’apartheid”, e per fare questo si è rivolto in particolare a “quella parte di sinistra più dura rispetto alla necessità di cambiare le regole del gioco sul lavoro“. Renzi ha poi spiegato che il governo porterà a termine la riforma del lavoro con gli strumenti ordinari “ma se non si riesce, anche con provvedimenti d’urgenza“. Il presidente del consiglio ha affrontato inoltre la questione della riforma della giustizia, che, ha spiegato, “deve cancellare il violento scontro ideologico del passato“, ha ribadito che non è giusto “che ci siano 45 giorni di sospensione feriale” dei tribunali, e ha preso una posizione nuova, per il suo partito, sull’avviso di garanzia, che, ha detto, “non può costituire un vulnus all’esperienza professionale di una persona“.

Quindi un riferimento al caso Eni e all’iscrizione nel registro degli indagati dell’amministratore delegato Descalzi per le tangenti in Nigeria: “Noi non permettiamo a un avviso di garanzia citofonato sui giornali o a uno scoop di cambiare la politica industriale nazionale“, ha affermato Renzi. L‘opposizione ha duramente attaccato il premier, con i deputati leghisti che alla Camera hanno alzato le bandiere del Veneto e cartelli con la scritta “Il futuro del Veneto nelle mani dei veneti“, fino a quando la presidente Boldrini non li ha fatti rimuovere dai commessi, mentre a Palazzo Madama i senatori leghisti hanno esposto dei coni gelato finti dai banchi dove erano seduti, in riferimento al botta e risposta tra Renzi e il settimanale Economist verificatosi alcuni giorni fa. Il presidente Grasso li ha richiamati e ha fatto intervenire i commessi. Dure critiche anche dal Movimento 5 Stelle, che ha commentato: “Qual è il senso di questa pagliacciata?”

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