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Protocollo di Kyoto: il Canada se ne tira fuori

Protocollo di Kyoto: il Canada se ne tira fuori

L’inquinamento del globo è diventato dagli anni 80′ in poi un vero e proprio chiodo fisso per un numero sempre crescente di persone, che col tempo sono riuscite a far arrivare anche ai livelli più alti della politica e dell’economia questa esigenza ecologista. Da principio i governi hanno giustificato la mancanza di tutela ambientale con le possibili crisi economiche derivanti e sugli svantaggi dei prodotti ecologici, ma alla fine ha prevalso il buon senso e si è arrivati a decisioni fondamentali come la ratifica del Protocollo di Kyoto  da parte di ben 160 paesi il 16 gennaio 2005.

Il trattato prevede l’impegno da parte dei capi di stato ad una graduale riduzione degli agenti inquinanti come anidride carbonica, metalli pesanti e scorie radioattive. In realtà la sua formulazione è molto antecedente, risalendo addirittura al 1997, sebbene per convenzione si indichi il 2005 per includere nel gruppo di paesi che ha aderito in quell’anno, fra cui anche paesi come la Russia.

Oggi il Canada ha espresso la sua volontà di essere il primo paese ad uscirne. L’avrebbe detto il suo ministro dell’Ambiente Peter Kent, il quale senza precisare esattamente quando, ha detto che il suo paese ne uscirà in quanto “non funziona“. Il suo paese si appellerà al “diritto legale di ritirarsi formalmente dal Protocollo” ha spiegato Kent di ritorno dal Sudafrica, dove ha partecipato ad una conferenza mondiale sul clima.

La decisione del Canada crea un precedente scomodo e pericoloso per la fragile unione ecologista fra i 160 paesi aderenti al Protocollo di Kyoto; tuttavia evidenzia anche l’esigenza ormai espressa da molte nazioni, specialmente quelle emergenti come Cina ed India, di un nuovo trattato, che sappia considerare le nuove esigenze dei paesi proteggendo l’ambiente anche alla luce delle più moderne ricerche scientifiche.

Critiche le associazioni ambientaliste come Greenpeace, che ha invitato il Canada a considerare meglio ciò che comporterebbe una sua svolta in questo senso, sia dal punto di vista ambientale, sia dal punto di vista diplomatico.

 

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