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Nel libro di Sollecito la sua verità sull’omicidio di Meredith

Nel libro di Sollecito la sua verità sull’omicidio di Meredith

Il libro di Raffaele Sollecito, accusato e condannato in primo grado insieme ad Amanda Knox per l’omicidio di Meredith Kercher e poi assolto in secondo grado, uscirà il 18 settembre negli USA. Il titolo, “Honor bound” è in sé abbastanza misterioso, in quanto si tratta di un’espressione americana che indica il sentirsi obbligato a fare qualcosa per dovere nei confronti di qualcuno e si potrebbe tradurre “legati dall’onore”.
Tornato in libertà come Amanda dopo quattro anni di reclusione, Raffaele Sollecito ha affidato al libro il compito di raccontare la sua verità, e la drammaticità dell’esperienza viene evidenziata già dal sottotitolo stesso: “il mio viaggio all’inferno e ritorno con Amanda Knox”.

 
Il libro rappresenta un memoriale in cui Sollecito, inizialmente condannato a 26 anni di carcere, ripercorre le varie tappe della vicenda per rivendicare, ancora una volta, la propria innocenza e ribadire che il solo colpevole, per lui, è l’unico ancora in prigione, condannato dopo il patteggiamento, Rudy Guede.
Tuttavia per la prima volta Sollecito ammette che i comportamenti suoi e dell’allora fidanzata Amanda, nei giorni che seguirono all’omicidio dell’amica, furono “strani e bizzarri”. Ricorda di aver fumato marijuana quella sera, mentre Mez veniva ammazzata, e attribuisce agli spinelli la colpa per l’espressione stravolta e le dichiarazioni nebulose rilasciate il giorno successivo.

 

 

Racconta di Amanda, quella ragazza conosciuta ad un concerto di musica classica all’università per stranieri di Perugia appena una settimana prima, descrive le gite ad Assisi, si sofferma sui dettagli del loro intenso rapporto. Poi si sofferma sugli eventi della notte fatale e sullo shock di ritrovarsi all’improvviso su tutti i giornali, descritti come mostri.

Adesso ammette che le foto che ritraevano lui e Amanda mentre si baciavano appassionatamente per le strade di Perugia, subito dopo l’omicidio di Meredith, “potevano suscitare sospetti”. Ad aggravarli, la circostanza di essere l’uno l’unico alibi dell’altra. E ancora, l’atteggiamento sorprendente di Amanda, che mentre attendeva di essere interrogata dalla polizia in stazione, lo abbracciava, gli si sedeva sulle ginocchia, faceva addirittura la ruota.

 
Nel libro gli avvenimenti si intrecciano agli stati d’animo di Sollecito, che ricorda le sensazioni del primo giorno di carcere, dopo la condanna in primo grado: “Ero diviso tra l’indignazione per la mia innocenza e la furia contro me stesso per non avere ricordi chiari a causa della marijuana”.
Esprime poi l’immensa gioia provata quando la sentenza è stata annullata in appello, offuscata solo dal fatto che gli accusatori, dopo l’assoluzione non riuscivano a guardarlo negli occhi.

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