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La Cina dice no al dollaro e paga in yuan, parlano gli esperti

La Cina dice no al dollaro e paga in yuan, parlano gli esperti

Nel luglio del 2011, il ministro del Petrolio ad interim iraniano inaugurò, a sud dell’Iran – nell’isola di Kish, abitata da circa 20 mila persone, nel Golfo Persico – la prima Borsa al mondo dove è possibile acquistare e vendere petrolio senza utilizzare il dollaro. La moneta statunitense è la valuta di riferimento – dato che gli Stati Uniti sono, attualmente, la prima superpotenza – per lo scambio delle materie prime in tutto il globo, ma le cose sembrano stiano per cambiare: Il Sole 24 Ore si è posto il quesito di cosa accadrebbe se il petrolio non fosse più commerciato in dollari; domanda posta in quanto la Cina ha reso noto che, dal 6 settembre, ha iniziato a comprare e vendere petrolio in yuan, per quanto riguarda le forniture in arrivo dalla Russia.

La decisione della Cina di pagare in yuan le forniture di petrolio provenienti dalla Russia – che ha accettato di buon grado, rispondendo che le risorse di oro nero a favore del partner asiatico saranno illimitate – benché poco reclamizzata dai media, potrebbe essere l’alba di un nuovo ordine valutario mondiale, dove il dollaro potrebbe progressivamente perdere il proprio ruolo centrale. Non dimentichiamo, infatti, che il bene di gran lunga più scambiato oggi al mondo è proprio il petrolio. Potenzialmente devastante per il biglietto verde con effetti difficilmente reversibili nel medio/lungo termine“.

Ha spiegato a Il Sole 24 Ore Gabriele Vedani, managing director di FXCM Italia. Inoltre, la Cina è anche il maggiore creditore degli Stati Uniti.

Da diverso tempo, la Cina “minaccia” di voler incrementare gli scambi commerciali con i propri partner in yuan e la decisione dello scorso giugno di utilizzare lo yuan negli scambi con il Giappone e con l’Iran, a maggio, non sono certo un caso. Gli effetti potrebbero essere destabilizzanti sugli equilibri internazionali. La diffusione dello yuan come moneta di scambio incrementerebbe la sua forza e potrebbe minacciare presto il ruolo di predominio del dollaro statunitense. Le materie prime potrebbero essere il primo comparto che potrebbero vedere la sostituzione del biglietto verde con lo yuan. Di fatto, la Cina è il principale importatore al mondo di metalli e potrebbe decidere di imporre ai Paesi esportatori la necessità di accettare yuan come corrispettivo delle merci. I Paesi esportatori non avrebbero altra via che accettare yuan, come è accaduto per l’Iran a maggio dopo l’embargo imposto dalla UE. La crescente quantità di yuan che i principali partner commerciali potrebbero trovarsi nelle proprie casse ne incrementerebbero il ruolo di riserva di valore. Il dollaro statunitense perderebbe il ruolo di bene rifugio. Probabilmente, quando accadrà ciò, gli Stati Uniti potrebbero essere scavalcati nel ruolo di potenza mondiale proprio dal gigante asiatico“.

Ha spiegato – sempre a Il Sole 24 OreVincenzo Longo di IG. E per quanto riguarda l’euro?

Al momento, l’euro non possiede la stabilità e la forza necessaria per poter essere inserito nella lotta come valuta di riferimento“.

Conclude Longo. Tutto ciò va ad unirsi ad una sorta di “terremoto linguistico” che sta avvenendo online: secondo un recente rapporto dell’ONU – intitolato “Lo stato della banda larga 2012” – infatti, la lingua di Internet nel 2015 non sarà più l’inglese, ma il cinese. Al momento, la situazione sul web è questa: Twitter è disponibile in 21 lingue, Facebook in 70, Google Translate ne offre 63 e Wikipedia persino 285. Per adesso, comunque, l’inglese domina con il 27 per cento dei cybernavigatori, ma il cinese lo insegue con il 24 per cento ed è destinato a crescere e, probabilmente, anche a superarlo.

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