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La Cina arresta migliaia di manifestanti nel giorno dei diritti umani

La Cina arresta migliaia di manifestanti nel giorno dei diritti umani

Nella giornata internazionale dedicata alla lotta per il riconoscimento e la tutela dei diritti umani, la polizia cinese ha arrestato circa 5000 persone, riunitesi in  piazza a Pechino per denunciare i soprusi subiti, in special modo quelli perpetrati dalle autorità locali. La notizia è stata diffusa sul web da diversi gruppi che lottano per i diritti umani, secondo i quali si tratterebbe per lo più di “postulanti” provenienti dalla province, che hanno raggiunto la capitale cinese per chiedere giustizia o risarcimenti alle autorità centrali, come nel caso di coloro che hanno subito la requisizione forzata delle abitazioni.

 

Alcuni testimoni hanno raccontato a Radio Free ASsia che dalla sola Shenzhen sono arrivati 50 autobus carichi di gente che gridava: ”ridateci i nostri diritti”. I postulanti, tratti in arresto, sono stati portati a Jiujingzhuang, un centro “segreto” di detenzione nei dintorni di Pechino, già noto alle cronache per aver rilasciato il 6 dicembre scorso centinaia di altri postulanti.

 

E’ stato Lin Minghao, giunto dalla citta’ nordorientale di Shenyang per la manifestazione, a dare una prima stima del numero di persone fermate e rinchiuse a Jiujingzhuang, considerando che sui 50-60 autobus giunti a Pechino potevano essere state stipate fino a 5000 postulanti.

Secondo Lin Minghao, alcuni degli arrestati sono stati rinchiusi nelle celle, mentre altri sono stati raccolti in diverse sale. Dopo il fermo, alcuni di loro sono stati rilasciati e molti altri sono stati portati ai campi di lavoro.

 

Nel corso della stessa giornata, le autorità hanno ristretto ai domiciliari alcuni dissidenti, come Hu Jia, un attivista cinese di 39 anni, esponente di un movimento per i diritti civili, che nel 2007 era stato arrestato dopo aver partecipato ad un dibattito in video conferenza con il Parlamento Europeo sullo stato dei diritti civili in Cina, con l’accusa di aver cercato di “minare lo Stato cinese e il suo sistema politico socialista”. Dopo aver scontato una pena detentiva di tre anni e mezzo, Hu Jia era stato rilasciato nel 2011. Attualmente si trova agli arresti domiciliari insieme alla moglie e alla figlia.

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