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Julian Assange parla dall’ambasciata: “Usa smettano di perseguirmi”

Julian Assange parla dall’ambasciata: “Usa smettano di perseguirmi”

È atteso oggi alle 15 – ora italiana – il discorso di Julian Assange, rifugiato da due mesi all’interno dell’ambasciata ecuadoriana in attesa della concessione dell’asilo politico. L’uomo è accusato di due controversi casi di stupro occorsi in Svezia, caso che ha raggiunto un interesse internazionale grazie a WikiLeaks.

Prima di lui, ha parlato l’avvocato Baltasar Garzon, che ha fatto sapere di avergli parlato. “Posso dirvi che ha sempre lo spirito combattivo,” ha assicurato il legale. “È grato alla gente dell’Ecuador, specialmente al presidente Correa per la concessione dell’asilo”.

Di seguito, le parole di Julian Assange.

Sono qui oggi perché non posso essere con voi.  La libertà d’espressione è minacciata: ho chiesto al Presidente Obama di fare la cosa giusta, gli Stati Uniti devono rinunciare alla caccia alle streghe contro WikiLeaks, devono smettere di minacciare la libertà di stampa. Gli Usa smettano di perseguirmi. Vanno contro una persona che sta cercando di dire la verità.

C’è stato spazio, soprattutto, per i ringraziamenti:

Se Londra ha rispettato la convenzione di Vienna è stato grazie a voi: il mondo stava guardando, voi stavate guardando. Ringrazio l’America Latina per aver difeso il diritto d’asilo e ringrazio i popoli di Usa, Gran Bretagna, Australia e Svezia per avermi sostenuto, anche se i rispettivi governi non l’hanno fatto.


Infine, un pensiero è stato rivolto al giovane militare in galera, accusato di essere la talpa di WikiLeaks, Radley Manning: “È un eroe, dev’essere scarcerato.”

Nel frattempo, il governo dell’Ecuador ha aperto le porte a Londra per raggiungere un’intesa. Lo stato dell’America del Sud sarebbe disposto a far estradare Assange in Svezia, a patto che questi non lo estradino nuovamente in un altro stato, specie negli Stati Uniti.

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