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Il ministro Di Paola: “Riduremmo i militari e acquisteremo meno F35”

Il ministro Di Paola: “Riduremmo i militari e acquisteremo meno F35”

Continua a fare discutere la questione legata all’acquisto dei cacciabombardieri F35. Il ministro della difesa, Giampaolo Di Paola, che in un primo momento aveva fatto intendere di voler rispettare i piani dei precedenti governo, ora parla di dimagrimento delle spese militari complessive.

Attualmente il settore della difesa impiega: 183mila militari e 30mila civili. Di Paola ha spiegato, davanti alle commissioni di Camera e Senato, che tale cifra deve scendere fino a 170mila: i militari dovrebbero dunque diventare 150mila e i civili alle dipendenze del suo ministero 20mila. Si tratterebbe di una sforbiciata netta, superiore al 20%.

Verrà ridotto da 131 a 90 il numero dei caccia Joint Strike Fighter, i cosiddetti F35, che l’Italia acquisirà. Il nostro Stato ha già investito 2,5 miliardi di euro e arriverà a spenderne 15. Questo percorso è stato intrapreso nel 2002. L’obiettivo generale, ha spiegato l’esponente del governo Monti, è “contribuire alla ristrutturazione della Difesa e più in generale al risanamento finanziario del Paese. Dobbiamo impostare una incisiva revisione del nostro strumento militare, sostenibile nel tempo e compatibile con le risorse che il Paese e il Parlamento metteranno a disposizione”.

Di Paola ha sottolineato che a essere tagliati saranno soprattutto i dirigenti e che ci saranno spostamenti dal settore militare a quello civile. Si tratta di una decisione “dolorosa, ma inevitabile”.

Ma non tutti sono convinti delle buone intenzioni del governo Monti. La Rete Italiana per il Disarmo è molto critica.

“Ogni caccia costa 120 milioni di euro, che basterebbero per costruire 185 asili nido, permettendo a più madri di mantenere il loro posto di lavoro – ha dichiarato l’oncologo Umberto Veronesi. – La maggioranza dei cittadini non vuole nuovi investimenti in armi e qualcuno ha ventilato un referendum. Le famiglie italiane stanno accettando con responsabilità e senso civico i tagli ai servizi e ai consumi imposti dalla crisi economica e dalla situazione europea, e – ha aggiunto l’ex ministro – affronteranno con dignità anche le difficoltà peggiori: mancanza di sviluppo e di posti di lavoro per i giovani”.

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