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Il destino di Manning, il soldato che odiava la guerra

Il destino di Manning, il soldato che odiava la guerra

La Corte Suprema britannica ha accolto la richiesta di appello che Julian Assange, il fondatore del contestato ed amato sito d’informazione WikiLeaks, il quale potrebbe quindi avere ancora un’occasione per evitare l’estradizione in Svezia, dove verrebbe processato per dei reati inerenti dei presunti abusi sessuali. Le udienze si terranno il 2 febbraio 2012, con plauso dei sostenitori di Assange, che ha ormai uno stuolo di seguaci che seguono le sue vicende al pari di talk show televisivo.

Nessuno però ha parlato di un’altra persona, una persona che forse è stata ancor più decisiva di Assange nella diffusione di quel materiale top secret che tanto ha imbarazzato la diplomazia statunitense (e che fu magicamente seguita da un blocco illegale dei conti di WikiLeaks ed alle accuse ad Assange). Quest’uomo è forse la persona più improbabile a causare tutto ciò, un soldato dell’esercito degli Stati Uniti.

Bradley Manning non è un uomo ricco e potente come lo era Julian Assange, ma probabilmente in lui c’era qualcosa che lo rende assai più vicino alla persona comune rispetto ad Assange: l’odio contro la guerra ed il desiderio di giustizia. Tutti noi sogniamo di diventare eroi… lui ci ha provato ed il risultato purtroppo rischia di non avere un lieto fine per lui.

Manning è stato colui che ha deciso di passare a WikiLeaks le informazioni riservate della diplomazia Usa, convinto che fosse giusto che le ipocrisie del suo paese venissero alla luce per correggerne i vizi, ma non sono stati di questo avviso le autorità militari, che lo hanno da mesi sottoposto ad un durissimo regime carcerario, in cui rischia di rimanere per gran parte della sua vita.

Oggi è iniziata l’udienza davanti alla Corte Marziale per decidere il suo destino. Manning non ha l’aspetto degli eroi di Hollywood. Non sembra capace di un colpo di scena con cui possa tirarsi fuori d’impiccio con qualche fuga rocambolesca o eccezionale rivelazione a lui favorevole, nei suoi occhi c’è solo la stanchezza di chi sopporta un peso più grande delle sue spalle, ma che è certo di aver fatto la cosa giusta.

Molti dei suoi commilitoni lo considera una persona indegna di aver fatto parte dell’esercito degli Stati Uniti, come anche molti compaesani. Molti, specialmente all’estero, lo considerano un paladino della libertà d’espressione. Forse… forse è soltanto un uomo che ha deciso di fare la cosa giusta senza pensare alle conseguenze per se stesso.

 

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