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Gli indignados fanno fuoco e fiamme solo in Italia

Gli indignados fanno fuoco e fiamme solo in Italia

La notizia degli scontri di ieri ha offuscato, specialmente in Italia, la protesta pacifica di milioni di persone che vogliono giustizia per un sistema finanziario inefficiente e truffaldino, che provoca le crisi economiche e poi le fa pagare alle famiglie con le tasse e la disoccupazione.

Da Londra a Tokyo, da Parigi a Sydney gli indignados hanno protesta contro il mondo della politica e dell’alta finanza che tiene in scacco il mondo intero da anni e che fa patire sofferenze agli strati più poveri della popolazione. Cuore della protesta è il fatto che queste persone provochino la crisi, ma non ne vengano toccati, infatti a pagare i conti sono poi gli stati (e quindi le tasse dei cittadini) costretti a ricapitalizzare le banche, salvare le imprese e aumentare pressione fiscale, ma anche a tagliare gli investimenti per lo sviluppo.

A farla da padrone è anche la rabbia verso l’ultimo vertice del G20, che diversamente dalle aspettative non ha risolto proprio niente. Nell’incontro infatti sono apparsi evidenti gli egoismi individuali dei paesi coinvolti piuttosto che la volontà di collaborare per il bene comune. Queste proteste sono, paradossalmente, le prime manifestazioni di piazza in cui gente di paesi lontani e molto differenti fra di loro si uniscono per uno scopo comune.

A Londra hanno manifestato insieme al fondatore di Wikileaks Julian Assange nei pressi della London Stock Exchange, la sede della borsa britannica. Assange è stato scortato da molte guardie del corpo, ma ha comunque dato il suo entusiasmo alla protesta, che a suo dire rappresenta un enorme passo avanti per erodere il potere dei banchieri degli stati: “una della ragioni per cui sosteniamo quanto sta accadendo è che il sistema delle banche di Londra è il collettore del denaro sporco”.

A Parigi si sono radunate migliaia di persone al grido: “siamo indignati, indignati, indignati, Parigi ribellati!” A New York, dove i presidi ed i cortei sono cominciati già nella settimana scorsa, il popolo anti Wall-Street ha marciato compatto davanti alle sedi di Chase Bank nei pressi di Liberty Plaza. A Tokyo sono stati numerosi gli striscioni contro l’energia nucleare, i quali hanno affiancato quelli contro la crisi economica. A Taiwan, circa un centinaio di persone si sono raccolte ai piedi di uno dei più grandi grattacieli della città, il Taipei 101, sede della Borsa cantando: “noi siamo il 99% di Taiwan!”

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