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Fukushima apre ai giornalisti per la prima volta

Fukushima apre ai giornalisti per la prima volta

Sono stati necessari gli sforzi di migliaia di persone, fra cui tecnici specializzati, ingegneri nucleari e semplici operai per portare la centrale nucleare giapponese di Fukushima ad una fase di arresto a freddo prima della fine dell’anno, mettendo quindi definitivamente in sicurezza i reattori danneggiati dal terremoto e successivo trunami dell’11 marzo 2011. Sono passati otto mesi ed è stato conclamato che quello giapponese è stato l’incidente nucleare peggiore, anche più di quello di Cernobyl.

Dal giorno del mio arrivo, poco dopo l’incidente, non c’è dubbio che i reattori siano stabilizzati, l’ambiente è del tutto sicuro: le radiazioni rilevate risultano ancora elevate, per cui si lavora a turni molto brevi intercambiandosi spesso per evitare un’esposizione troppo prolungata. Ci sono ancora pericoli” ha detto Masao Yoshida, responsabile della centrale nucleare della Tepco, l’azienda che gestisce diverse centrali energetiche atomiche in Giappone.

Diventa quindi possibile per una trentina di fotografi e giornalisti, dopo aver indossato tute speciali di protezione e seguito un rigido protocollo sanitario, entrare all’interno ed ispezionare la struttura, rimanendo però sempre a bordo di due bus messi a disposizione dal Ministro per l’Emergenza Nucleare Goshi Hosono.

A circa 500 metri dai reattori è stata mostrato il livello di radioattività. In complesso, è stato spiegato per assicurare i visitatori sulla loro sicurezza, i giornalisti sono stati esposti per la loro visita all’equivalente di radiazioni che avrebbero assorbito in alta cuota con un volo aereo Roma-Tokyo.

Parte del tour anche i serbatoio, su cui armeggiavano enormi gru, contenenti le 90000 tonnellate di acqua decontaminata, che verranno presto riversati in altri contenitori da trasportare altrove, contenitori per il momento ancora in costruzione. Il pezzo forte, si fa per dire, sono stati i reattori danneggiati. Il n.1 ha una struttura di copertura per contenere le radiazioni, il n.2 è saldo, sebbene si temeva che la struttura di protezione potesse saltare in aria ad un certo punto; il n.3 è visibilmente danneggiato, il n.4 era aperto ed erano visibili delle gru che armeggiavano con la vasca del combustibile esaurito.

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