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Eternit, sentenza storica: vertici condannati a 16 anni di reclusione

Eternit, sentenza storica: vertici condannati a 16 anni di reclusione

È finalmente arrivata la sentenza per quello che viene definito “un processo storico”, visto le conseguenze che comporterà sulle cause per i rischi ambientali. Dopo 66 udienze svolte in 2 anni, sono arrivate le condanne per il processo Eternit: due condanne in I grado a 16 anni di reclusione e l’interdizione dai pubblici uffici sia per il magnate svizzero Stephan Schmidheiny,65enne, sia per il barone belga Louis Carthier, 91enne.  Entrambi occupavano ruoli di vertice nell’azienda.

L’attesa era enorme, fuori dall’aula del Tribunale tantissimi giornalisti, oltre ovviamente ai parenti di coloro che in questi decenni hanno subito le conseguenze dell’uso dell’amianto. Per questi  delle   la corte ha stabilito  un risarcimento che varia tra i 60 mila e i 30mila euro per ogni congiunto. Mentre alcuni ammalati riceveranno 35mila euro. Per ogni sigla sindacale invece si è deciso per un risarcimenti di100 mila euro. Infine, questi i risarcimenti per le parti civili: la cifra più alta al comune di Casale Monferrato, 25 milioni, 4 milioni al comune di Cavagnolo, 15 milioni all’Inail, 20 milioni alla Regione Piemonte.

Secondo quanto si apprende dalla sentenza, il tribunale ha ritenuto i due imputati colpevoli di disastro doloso solo per gli stabilimenti di Cavagnolo e Casale Monferrato. Per gli stabilimenti di Rubiera e Bagnoli i giudici hanno dichiarato di “non doversi procedere perché il reato è prescritto”.

I pm dell’accusa, Raffaele Guariniello, Sara Panelli e Gianfranco Colace, avevano chiesto 20 anni di reclusione per entrambi gli imputati. Alla lettura delle condanne, è subito iniziato il rincorrersi dei commenti. Dal segretario confederale della Cgil, Vincenzo Scudiere: “Un processo storico e una sentenza esemplare”, al Ministro della Salute, Renato Balduzzi: “È una sentenza che senza enfasi si può definire davvero storica, sia per gli aspetti sociali che per gli aspetti strettamente tecnico-giuridici. È stata una battaglia comune, e ad essa si deve l’aver tenuto desto il problema, anche quando sembrava finire sottotraccia. Ma la battaglia contro l’amianto non si chiude con una sentenza, sia pure esemplare, ma continua nell’attività amministrativa e nell’impegno delle istituzioni e dei cittadini, soprattutto nella consapevolezza da parte di ognuno che non si tratta di una battaglia locale, ma nazionale, anzi mondiale”.  

 

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