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Creduta morta, si sveglia prima dell’espianto organi: poi si uccide

Creduta morta, si sveglia prima dell’espianto organi: poi si uccide

Una storia davvero particolare e che si è conclusa con un tragico epilogo quella che vede protagonista una donna di 41 anni di Syracuse, dello stato di New York. Nel 2009, Colleen Burns, madre di 3 figli, era stata dichiarata morta dai medici del St. Joseph’s Hospital Health Center per un’overdose di farmaci ed era già sul lettino della sala operatoria per l’espianto degli organi, quando ha aperto gli occhi.

Dimessa dall’ospedale due settimane dopo, la donna si è però tolta la vita nel gennaio 2011. Lucille Kuss, madre della donna, ha spiegato che la figlia non si è però tolta la vita per quello che le è capitato in ospedale, ma a causa di una profonda depressione. E mentre la famiglia di Colleen ha comunque deciso di non citare in giudizio l’ospedale per l’accaduto (“Erano scioccati. È stata una sorpresa anche per loro“, ha riferito Lucille Kuss), il Dipartimento della Salute dello stato di New York ha comunque multato l’ospedale di 6.000 dollari ritenendo inaccettabili le procedure adottare.

L’agenzia federale ha fatto sapere che: “L’ospedale non ha effettuato un controllo approfondito ed accurato, e non ha analizzato in maniera adeguata i possibili segni di miglioramento delle sue funzioni neurologiche”.

Sembra che mentre il gran numero di farmaci assunti dalla donna l’avesse fatta finire in coma profondo, i medici dell’ospedale avessero già invece pensato a dei danni irreversibili al cervello. Ritenendola ormai morta cerebralmente, la famiglia aveva dato l’ok per l’espianto degli organi, sebbene gli stessi medici pare avessero ignorato le indicazioni degli infermieri secondo cui la donna stava rispondendo agli stimoli e cercava di respirare da sola.

“Abbiamo imparato molto da questa esperienza, e abbiamo modificato le nostre politiche per affrontare anche circostanze particolari e insolite, come in questo caso”, ha spiegato Kerri Howell, portavoce dell’ospedale. La lezione sembra però essere servita dal momento che l’ospedale ha presentato al Dipartimento della salute un piano secondo cui occorre assumere neurologo che insegni al personale medico come riconoscere l’eventuale morte cerebrale dei pazienti.

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