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Coppia dell’acido, il Tribunale: “Il bambino venga dato in adozione”

Coppia dell’acido, il Tribunale: “Il bambino venga dato in adozione”

Il Tribunale per i minorenni di Milano, dopo un’istruttoria durata un anno e due mesi, ha accolto, giovedì, la richiesta del pm Annamaria Fiorillo e dichiarato lo “stato di adottabilità” del figlio naturale di Martina Levato e Alexander Boettcher, i due giovani noti alle cronache come “coppia dell’acido”. I giudici hanno inoltre disposto la sospensione della responsabilità genitoriale dei due e “l’immediata sospensione di ogni rapporto del bambino con i familiari”, quindi anche con i nonni. Il tribunale ha sottolineato in particolare “l’inadeguatezza di entrambe le figure genitoriali nel rapporto con il bambino, la grave patologia dei loro assetti personologici, la perversione che sottende il loro legame, l’assenza di un reale lavoro proficuamente elaborativo e maturativo effettuato dalla Levato“, sostenendo che l'”eventuale cambiamento” della coppia non può “avvenire in tempi compatibili con le pressanti esigenze evolutive del minore“.

Boettcher e la Levato erano stati arrestati in flagrante a Milano il 29 dicembre 2014 dopo aver sfigurato con l’acido il giovane Pietro Barbini, con il quale lei aveva avuto un incontro sessuale, e, grazie alle indagini coordinate dal pm Marcello Musso, i due sono stati individuati come gli aggressori di Stefano Savi, sfregiato con l’acido il 2 novembre 2014 per uno scambio di persona, mentre il 15 novembre, sempre di quell’anno, riuscì a sfuggire all’agguato Giuliano Carparelli, che aveva avuto una breve relazione con Martina quando lei stava già assieme ad Alexander. Secondo le indagini, la coppia, aiutata dal complice Andrea Magnani, voleva punire i ragazzi con cui la Levato aveva tradito il fidanzato, per “purificarla” da tale “colpa” prima di iniziare la gravidanza.

Boettcher era stato poi condannato a 37 anni di reclusione, e la Levato a 28 anni. Il bambino era nato il 15 agosto 2015, mentre i due erano agli arresti nel carcere di San Vittore, e da allora ha vissuto in una casa famiglia, incontrando ogni tanto i genitori in presenza di psicologi ed assistenti sociali, che dovevano valutarne le “abilità genitoriali“. Altre due esperte avevano invece condotto una perizia sui nonni materni e sulla nonna paterna, per poi giungere, a fine maggio, alla conclusione che non solo i genitori sono inadeguati a crescere il piccolo, ma esso va allontanato anche dai nonni. Il Comune di Milano, tutore del bimbo, dovrà ora darlo in adozione alla “famiglia scelta da questo Tribunale fra quelle idonee”.

I giudici hanno quindi respinto sia le richieste dell’avvocato Laura Cossari, che difende i Levato e che aveva chiesto che il piccolo venisse affidato al Comune di Milano, ma ospitato, insieme alla madre, in una struttura penitenziaria per mamma e bambino, oltre a chiedere che venisse tolta la “patria potestà” ad Alexander, sia di Valeria Barbanti, legale della famiglia Boettcher, che aveva chiesto che il bambino venisse collocato a casa della nonna paterna. La sentenza è di primo grado, dunque appellabile dalle parti, e i Levato, già in passato, avevano fatto sapere di voler fare ricorso in tutti i gradi di giudizio, mentre la nonna paterna, Patrizia Ravasi, sarebbe intenzionata ad accettare la sentenza, per il bene del piccolo. Il pm Musso, titolare dell’inchiesta, che due giorni dopo la nascita del bambino si era recato alla clinica Mangiagalli a visitarlo, ha commentato: “La consapevolezza della sofferenza umana che provoca tale decisione, non fa venire meno la soddisfazione per la decisione del Tribunale dei minorenni che ha fatto giustizia“.

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