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Bruciate le bandiere dell’Ue a Budapest

Bruciate le bandiere dell’Ue a Budapest

La situazione in Ungheria sta decisamente prendendo una piega sempre più pericolosa, dopo l’approvazione delle riforme costituzionali anti-democratiche, arriva anche l’attacco nazionalistico all’Unione Europea, di cui è stata pubblicamente bruciata la bandiera da un politico dell’estrema destra fra applausi ed urla di odio di una folla di militanti.

Jobbik, il nome del partito di estrema destra, ha scatenato un’ondata di preoccupazione da Bruxelles, che già aveva lanciato più appelli alla moderazione al presidente ungherese Viktor Orban. Il vilipendio della bandiera europea sarebbe avvenuto sabato scorso, mentre nelle piazze di Budaperst si protestava chiedendo un referendum per votare l’uscita dall’Unione Europea.

Jobbik si batterebbe, oltre che per l’uscita dall’Europa, anche per la difesa dell’Ungheria dai cosi detti “nemici della patria“, ossia: zingari, gay e socialisti; persone colpevoli, a loro dire, di sminuire l’importanza del proprio paese, consegnandolo nelle mani degli interessi stranieri.

Purtroppo non si parla dei soliti fanatici capaci di fare solo gesti eclatanti, ma di scarsi significato politico. Sembra anzi che questo movimento stia guadagnando sempre più consensi ed approvazione, al punto di ottenere ben 47 seggi in parlamento dopo le elezioni del 2010.

Le azioni di questi estremisti però, oltre ad offendere e preoccupare Bruxelles, mette l’Ungheria in una posizione ancora più complicata. Il paese è infatti in forte difficoltà a causa della crisi economica e senza l’aiuto dell’Unione Europea rischia il default, fatto che invece le folle urlanti di sabato non sembrano conoscere o forse preferiscono ignorare.

Il governo di Orban intanto fa sapere di essere disponibile a modificare alcuni punti della controversa riforma costituzionale in cambio dell’aiuto economico dell’Europa. modifiche che tuttavia richiederebbero molto tempo per essere approvate e che quindi metterebbero l’Ue nella condizione di dover scegliere fra il dare gli aiuti e rischiare una mancata ottemperanza all’obbligo di una maggiore democraticità in Ungheria oppure di dover attendere nel mandare gli aiuti e doversela vedere con un crack economico dalle conseguenze catastrofiche.

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