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Brindisi, Vantaggiato in lacrime chiede perdono e spiega il movente

Brindisi, Vantaggiato in lacrime chiede perdono e spiega il movente

Nelle stanza in cui si è svolta l’udienza di convalida del suo fermo per l’attentato di Brindisi, Giovanni Vantaggiato, il reo confesso dell’esplosione dinanzi alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi che ha causato la morte della giovane Melissa Bassi, ha per prima cosa chiesto perdono, scoppiando poi in lacrime. L’uomo ha anche manifestato la sua intenzione di scrivere una lunga lettera ai genitori di Melissa, mostrandosi davvero molto provato, a differenza di quanto accaduto nell’interrogatorio dello scorso 6 maggio.

Nel corso del precedente interrogatorio, Vantaggiato aveva lasciato la situazione alquanto confusa in ordine al movente del folle gesto, nascondendosi dietro un generico “Ce l’ho con il mondo“. Stavolta il killer ha spiegato di aver agito in virtù di tutta una serie di torti subiti. Il 19 aprile scorso, infatti, era stato letto in Tribunale un dispositivo di sentenza su una truffa di cui l’imprenditore era rimasto vittima.

La controparte, il torrese Cosimo Parato, che secondo la denuncia doveva all’uomo più di 300mila euro,era stata condannata alla liquidazione della somma, da determinarsi in sede civile. Tuttavia, Vantaggiato aveva però scoperto che Parato non aveva alcuna disponibilità economica. Scoperta che in  Vantaggiato avrebbe causato un forte malcontento, rafforzato dalla diminuzione del 70% del fatturato della sua azienda. Da qui la maturata decisione di compiere un gesto dimostrativo alquanto eclatante. Sappiamo tutti, però com’è finita.

Queste le parole dell’uomo:

Quella mattina ho dovuto premere per ben tre volte il telecomando, perché giungesse alle tre bombole il segnale dell’accensione. Ho visto la fiammata, ho girato le spalle e me ne sono andato. Non pensavo che quell’ordigno preparato con le mie mani, tre bombole con trenta chili di polvere pirica, facesse quella tragedia. Ma ero esasperato, dieci anni di furti e truffe, ho sempre subìto. Ho voluto fare un’azione dimostrativa contro chi fa le leggi e non tutela i creditori, non contro i giudici.

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