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Brindisi, cento investigatori a caccia del killer

Brindisi, cento investigatori a caccia del killer

Proseguono senza sosta a Brindisi le indagini per individuare l’attentatore che ha causato la morte di Melissa Bassi, la studentessa di sedici anni vittima della strage all’Istituto “Morvillo Falcone” di sabato scorso. Sono cento gli investigatori impegnati, divisi in tre gruppi coordinati dal Procuratore Antimafia di Lecce Cataldo Motta. Al momento nessuna ipotesi viene scartata, al vaglio degli inquirenti i reperti ed i filmati delle telecamere di sorveglianza situate nella zona ed, in particolare, sul chiosco antistante l’edificio scolastico, i segnali lasciati dai telefonini cellulari nella zona al momento dell’attentato e le testimonianze rilasciate spontaneamente dai cittadini.

Da Roma è giunto a Brindisi il direttore centrale anticrimine Francesco Gratteri, che ha presieduto un vertice degli investigatori. Nessun elemento sarebbe emerso dopo le dichiarazioni rilasciate dai residenti nei pressi della scuola, alcuni docenti, il preside ed anche alcuni cittadini stranieri, ancora sconosciuta l’identità dell’uomo con alcuni difetti fisici immortalato nel video reso pubblico nei giorni scorsi che con un telecomando ha attivato il micidiale ordigno realizzato con tre bombole di gas ed un innesco “volumetrico”, entrato in funzione al passaggio delle studentesse.


Le ultime indiscrezioni parlano del possibile coinvolgimento del narcotraffico. L’attentato sarebbe stato programmato per distogliere le forze dell’ordine, allo scopo di effettuare indisturbati un enorme sbarco di stupefacenti sulla costa della città, qualcosa però sarebbe andato storto visto che non era intenzione dei mandanti causare vittime.

Un’altra ipotesi invece potrebbe essere la vendetta verso l’Istituto Professionale esclusa però da Mimmo Tardio insegnante di storia ed italiano alla scuola “Morvillo Falcone” il quale ha dichiarato al “Corriere della Sera“: “Mi sento di escluderlo completamente, a meno che io non lo sappia. Ma non c’è niente che ci possa fare pensare che un gesto del genere potesse avere una qualsiasi connessione con la scuola. Quand’anche ci fossero stati dissapori di qualsiasi genere, che si fa? Si piazza una bomba? È illogico”.

 

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