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Breivik, dichiarazioni shock al processo: “Lo rifarei di nuovo”

Breivik, dichiarazioni shock al processo: “Lo rifarei di nuovo”

Continua a sorprendere, nella peggiore accezione possibile, Anders Breivik, l’autore dei 2 attentati di Oslo e Utoya che lo scorso 22 luglio costarono la vita a 77 persone, per lo più giovani. L’uomo, 33 anni, estremista di destra e reo confesso, nel secondo giorno del processo a suo carico ha freddamente dichiarato: “Lo rifarei di nuovo”. Nel frattempo uno dei giudici popolari chiamati a giudicare Breivik, Thomas Indreboe, è stato ricusato per aver invocato su internet la pena di morte per l’imputato. Pena capitale che in Norvegia è stata definitivamente abolita nel 1979.

Nel corso del tempo concesso per la lettura della dichiarazione dell’imputato, andato in verità oltre i 3o minuti stabiliti, il terrorista ha dichiarato: “Ho agito per legittima difesa del mio popolo, della mia cultura del mio paese. L’uomo ha invocato il proscioglimento per legittima difesa, ma rivendicando “il piu’ sofisticato e spettacolare attacco politico mai commesso in Europa sin dai tempi della Seconda guerra mondiale” ha anche aggiunto che la prospettiva di poter passare il resto della sua vita in prigione o morire per il suo popolo, per lui sarebbe un vero e proprio onore. L’uomo ha aggiunto di essere già nato in prigione, una prigione chiamata Norvegia. Breivik si è anche detto sicuro al 100% del fatto che vi sarà in Europa una guerra tra nazionalisti e internazionalisti, con la finale vittoria dei nazionalisti che sconfiggeranno per sempre la nemica estrema sinistra.

Rievocando la carneficina dei giovani laburisti riuniti sull’isola di Utoyah, Breivik ha infine dichiarato: “Non erano innocenti ma attivisti politici che lavoravano per il multiculturalismo. I miei erano attacchi preventivi per preservare la razza norvegese. Non mi posso definire colpevole. Ho agito in difesa del mia cultura e del mio popolo e per questo chiedo di essere prosciolto”, ha concluso il fanatico terrorista che, prima di iniziare il suo lungo monologo, si era rivolto alla corte con il saluto di estrema destra, ovvero pugno chiuso sul cuore e poi braccio destro teso.

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