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Bossi a Fini: “vai a quel paese”

Bossi a Fini: “vai a quel paese”

Non tolleriamo i soprusi e le ingiustizie. Non è opportuno che Fini ricopra questo ruolo e poi faccia il capo di partito ed ingiuri persone che non centrano niente con il dibattito politico” ha detto Marco Reguzzoni, il capogruppo della Lega Nord alla Camera dei deputati. L’ira funesta che infiniti lutti addusse all’Aula è scaturita dalle frasi pronunciate da Gianfranco Fini alla trasmissione Ballarò, dove ha citato la moglie di Bossi come esempio di baby-pensionati.

Fini dopo i tafferugli ha ripreso la seduta ed ha commentato con molta placidità e senza dar eccessivo peso alle parole forti volate durante i tafferugli: “non è questa la sede in cui il presidente della Camera può dare risposte politiche; se lo facessi avallerei l’accusa di partigianeria nei miei confronti che ritengo insussistente. Saranno altre le sedi in cui, se lo riterrò eserciterò il diritto di replica.

Tutto è cominciato con l’attacco di Reguzzoni, che ha insistito sul fatto che il Presidente della Camera non abbia diritto ad essere contemporaneamente una delle cariche istituzionali più importanti, capo di un partito politico e commentatore dei fatti non pertinenti alla politica. Il riferimento è chiaramente indirizzato al commento nel programma Ballarò, dove Fini ha citato la moglie di Bossi Manuala Marrone per via del suo pensionamento a soli 39 anni.

I parlamentari di Futuro e Libertà però non ci stanno e replicano con forza alzando i toni, in particolare Italo Bocchino ha detto: “il presidente della Camera ha tutto il diritto, essendo anche un leader politico, di esprimersi“. Tuttavia a quel punto la situazione si era scaldata oltre il decoro necessario all’aula e la vicepresidente Rosy Bindi ha sospeso la seduta scusandosi con una scolaresca che aveva assistito all’alterco che stava per finire in una vera e propria rissa.

Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera ha detto in seguito sulla vicenda: “il nostro gruppo ha a questo punto l’intenzione di investire la massima autorità dello Stato di una situazione di difficoltà drammatica dell’istituzione parlamentare determinata dal comportamento di Fini.”

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