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Borghezio shock su Napolitano: “Foto pronte per la sua morte”

Borghezio shock su Napolitano: “Foto pronte per la sua morte”

Ancora una volta dichiarazioni scioccanti che provengono da esponenti della Lega Nord. Protagonista, stavolta. l’europarlamentare Mario Borghezio. Durante un collegamento con il programma radiofonico La Zanazara, trasmesso da Radio24, i conduttori hanno fatto notare a Borghezio, in collegamento dalla sede del Parlamento Europeo a Strasburgo, che Flavio Tosi, sindaco leghista di Verona, ha esposto una foto del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. 

Fa bene Tosi a esporre la foto perché Napolitano è anziano, metti che muore domani è già pronto. La foto del presidente della Repubblica starebbe bene negli archivi di stato centrale pieni di polvereun ricordo del passato in memoria di quando c’era l’Italia unita.

Queste le parole dell’esponente del Carroccio, che ancora una volta si pone in aperto contrasto con il Presidente Napolitano e la sua figura istituzionale. Già in passato Borghezio aveva accusato Napolitano di essere un nemico della libertà, perché Napolitano avrebbe sempre attaccato il sogno di secessione dei padani, mentre in occasione della celebrazione dei 150 anni della nascita della Repubblica Mario Borghezio aveva addirittura parlato di lutto per i padani, attaccando anche con le statue dedicate al patriota Giuseppe Garibaldi: “Quando ci sarà la Padania sostituiremo tutte queste statue con quelle di Bossi, colui che ci ha guidato all’indipendenza, che ha fondato il movimento di liberazione”, disse allora Borghezio.

Le parole di Borghezio hanno provocato l’immediata reazione di Roberto Maroni, nuovo segretario del Carroccio, secondo il quale le parole dell’europarlamentare sono sgradevoli e fuori luogo. Pur ribadendo la scherzosità delle sue parole, Borghezio ha controrilanciato a Maroni, facendo evincere una certa nostalgia nei confronti del vecchio leader leghista Umberto Bossi e dicendo: “Maroni si deve abituare all’idea che noi indipendentisti, allevati alla scuola di Bossi, siamo usi a parlare chiaro con il linguaggio del popolo e non con il felpato politichese dei politicanti di Roma”.

 

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