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Barbie calva: la proposta per le bambine malate di tumore

Barbie calva: la proposta per le bambine malate di tumore

Barbie soldatessa, infermiera, principessa, oppure Barbie incinta o tatuata ed altre tantissime versioni. Da quando è nata, nell’ormai lontano marzo del 1959, abbiamo visto la mitica bambola presentata in molteplici vesti, ma mai si era arrivati a pensarla in una versione così “forte”, sia dal punto di vista dell’impatto visuale, sia per ciò che concerne il messaggio sociale attribuitogli. Stiamo parlando della Barbie calva”.

La nuova versione non è ancora sul mercato, ma presto potremmo vederla sugli scaffali dei negozi di giocattoli a fianco alle versioni più comuni. L’idea di produrre una Barbie senza capelli è venuta a dei genitori di una bimba di quattro anni di Long Island, malata di cancro, che purtroppo aveva perso tutti i capelli per la chemioterapia. Visto che non si sentiva più a suo agio, i genitori hanno pensato di far produrre per la piccola una versione senza capelli della bambola, in modo tale da non fargli sentire come un peso la sua “triste novità” fisica.

Ora i genitori della  bimba di quattro anni hanno fatto richiesta ufficiale alla Mattel, storica proprietaria del marchio Barbie, per convincerla a produrre questo prodotto su scala mondiale con un nome emblematico:  “Barbie Hope”, che vuol dire “Barbie Speranza”.  Lo scopo della richiesta di lanciare su lmercato la famosa bambola senza le sue caratteristiche lunghe chiome  è quello di aiutare le bambine che perdono i capelli a causa delle cure per il cancro, ma anche per quelle che hanno difficoltà ad accettare la perdita dei capelli delle loro mamme colpite dalla malattia.

L’idea, nonostante una minoranza di alcuni psicologi che reputano l’iniziativa non adatta, visto che potrebbe far sembrare alle bambine la malattia una tappa naturale della vita, sta riscontrando grande successo. Infatti, molti genitori e non solo che condividono questa brutta situazione, già hanno non solo dato vita ad una petizione su Facebook, ma hanno anche avanzato la proposta di destinare una parte dei proventi derivanti dalla vendita della “Barbie speranza” alla ricerca sul cancro.

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