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‘Ndrangheta, arrestato assessore regionale lombardo

‘Ndrangheta, arrestato assessore regionale lombardo

Sembrano non avere fine gli scandali che coinvolgono le amministrazioni locali, in particolare le Regioni. Oggi Domenico Zambetti, 60 anni, Pdl, assessore alla casa della Regione Lombardia, è stato arrestato con le accuse di voto di scambio, concorso esterno in associazione mafiosa (contestato dal 2009) e  corruzione. L’inchiesta sull’assessore Zambetti rappresenta un duro colpo per una giunta regionale come quella lombarda, il cui presidente Roberto Formigoni è indagato per corruzione assieme ai faccendieri Simone e Daccò, e dove si sono avuti altri arresti per appalti e inchieste per tangenti.
Per adesso, Formigoni non sembra intenzionato a dimettersi, ma il suo principale alleato, la Lega, minaccia le dimissioni di tutti i suoi consiglieri e assessori. Zambetti avrebbe in pratica  pagato due “colletti bianchi” della ‘ndrangheta per la somma totale di duecentomila euro per avere un certo numero di voti sicuri. Uno di questi due “colletti bianchi” sarebbe Giuseppe D’Agostino, esponente della cosca calabrese Morabito-Bruzzaniti di Africo; l’altro sarebbe un referente del clan “Mancuso” di Palmi, Eugenio Costantino.

L’assessore Zambetti era in contatto con Constantino, che gli presenta il boss D’Agostino, da qualche tempo in carcere, come “portavoce” della ‘ndrangheta. Da allora, l’assessore è sotto scacco, e il boss lo avvisa: “Bisogna fare attenzione…con il mangiare“. Gli mostrano anche una lettera con la ricostruzione della genesi dei loro rapporti e Zambetti fa assumere all’Aler, ex istituto case popolari, Teresa Costantino, consigliere comunale pdl a Sedriano. Nell’inchiesta si fa anche il nome del chirurgo Marco Scalambria, 55 anni, considerato “il burattinaìo” del sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, finito agli arresti domiciliari.
Nell’ordinanza firmata dal gip Alessandro Santangelo risulta anche Ambrogio Crespi, fratello minore di Luigi, ex sondaggista preferito da Berlusconi. Per l’accusa, era proprio Crespi a raccogliere i voti nei quartieri periferici di Milano, grazie ai suoi contatti con la malavita organizzata.
Secondo l’inchiesta, anche Sara Giudice, la giovane e battagliera ex esponente del Pdl a Milano, poi passata al Terzo Polo,che creò la campagnà “anti-Nicole Minetti” e voleva opporsi alla politica del “bunga-bunga”, avrebbe preso voti dalla ‘ndrangheta, anche se forse a sua insaputa (e sebbene comunque non eletta per via della legge elettorale). Sarebbe stato suo padre, Vincenzo Giudice, ex consigliere comunale pdl, ad accordarsi con gli ‘ndranghetisti (ma non si sa se sapesse con chi avesse a che fare) per favorire la figlia in cambio di appalti in Calabria tramite una società partecipata del Comune di Milano di cui è a capo.
Secondo l’inchiesta, gli ‘ndranghetisti si occupavano anche di estorsioni e di un traffico di elevatrici, ruspe e gru rubate in Italia e spedite nei paesi emergenti. Circa sessanta imprenditori saranno ascoltati nei prossimi giorni, anche perchè vi è un clima di omertà e nessuno si è rivolto alle forze dell’ordine.

L.F.

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