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Apple accusata dal New York Times: in Cina le fabbriche della morte

Apple accusata dal New York Times: in Cina le fabbriche della morte

Dopo una valanga di tentativi di suicidio da parte dei lavoratori della fabbrica Foxconn – azienda che si occupa della produzione di componenti tra cui quelli Apple – di Shenzen, in Cina, é stata installata rete di sicurezza, per limitare i tentativi di suicidio da parte dei lavoratori. L’esplosione che si è avuta all’edificio A5 lo scorso maggio ha provocato l’irruzione di fiamme che hanno messo in pericolo la vita dei dipendenti. Quando i lavoratori che erano nella caffetteria della fabbrica sono corsi fuori, hanno visto un fumo nero e le finestre in frantumi. Il tutto proveniva dalla zona in cui altri lavoratori assemblano migliaia di iPad al giorno. Due persone sono morte subito, una dozzina i feriti. Uno di quest’ultimi versava in gravi condizioni: infatti, i lineamenti del viso sono stati danneggiati dall’esplosione. L’uomo dovrà sottoporsi ad un intervento chirurgico per ricostruire bocca e naso.

Il ragazzo di 22 anni si era trasferito sei mesi prima a Chengdu, nel sudovest della China, diventando uno dei milioni di ingranaggi umani che alimentano il più grande sistema di produzione al mondo. Negli ultimi dieci anni, Apple è diventata una delle più potenti aziende del globo, dal punto di vista dei guadagni e del successo dei suoi prodotti. Tuttavia, i lavoratori addetti al montaggio di iPhone, iPad e altri dispositivi spesso lavorano in laboratorio in condizioni di grave insicurezza, che spesso risultano mortali. Inoltre, i dipendenti fanno anche lavororo straordinario, sette giorni su sette, vivendo in dormitori affollati. Alcuni di loro hanno detto che stanno così a lungo in piedi che le gambe si gonfiano tanto che non riescono a camminare. Ci sono anche dipendenti minorenni, che si occupano di costruire prodotti Apple. L’azienda, inoltre, ha smaltito impropriamente rifiuti pericolosi e falsificato documenti. La salute dei lavoratori, dunque, è messa in secondo piano.

Apple pare sia a conoscenza delle drammatiche condizioni di lavoro in cui versano gli operai cinesi, ma non agisce per migliorare la situazione. Come ha detto Nicholas Ashford, ex presidente del Comitato Nazionale Consultivo per la Sicurezza e la Salute, “Se  Apple è stata avvertita e non agisce, è davvero riprovevole”. Apple non è l’unica azienda di elettronica operante in questo modo: tra queste ci sono le fabbriche di prodotti per Dell, Hewlett-Packard, IBM, Lenovo, Motorola, Nokia, Sony, Toshiba ed altri che non rispettano le norme fondamentali per garantire sicurezza sul lavoro e condizioni economiche più agevoli ai dipendenti.

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