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Oceano d’acqua scoperto su Titano

Oceano d’acqua scoperto su Titano

Uno studio, condotto da ricercatori del Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale dell’Università La Sapienza di Roma, ha scoperto che una delle lune di Saturno, Titano, nasconde oceani di acqua liquida. Non è la prima volta che viene avanzata siffatta ipotesi, ma, la presenza dell’acqua liquida è stata scoperta grazie al lavoro congiunto degli esperti della NASA, dell’Agenzia Spaziale Europea e dell’Agenzia Spaziale Italiana che hanno elaborato i dati della sonda Cassini-Huygens. 

Gli esperti hanno misurato le variazioni della traiettoria, la velocità dell’orbita e le deformazioni a cui è soggetto Titano lungo la sua orbita intorno a Saturno. La scoperta è stata realizzata per mezzo di una tecnica che nel 2002, aveva permesso a Cassini di effettuare una delle più accurate e solide dimostrazioni della teoria della relatività fatte, però, con strumenti spaziali.

Gli esperti raccontano che se la struttura di Titano fosse interamente rigida, l’attrazione gravitazionale esercitata da Saturno causerebbe delle vere e proprie maree solide non superiori ad 1 metro di altezza. I dati forniti da Cassini hanno invece dimostrato che queste deformazioni raggiungevano un’altezza di 10 metri. Prova del fatto, dunque, che Titano non era costituito solo da materiali solidi, come ghiaccio e rocce, ma anche da liquidi.

Non sembra esserci dubbio sul fatto che sia proprio acqua, perché se fossero degli idrocarburi liquidi il ghiaccio soprastante sprofonderebbe. Secondo i dati raccolti, lo spessore del ghiaccio andrebbe dai 50 a 100 chilometri e l’oceano potrebbe arrivare a 250 km di profondità.

Titano suscita da sempre notevole interesse negli studiosi dal momento che sembra trovarsi nelle stesse condizioni in cui si trovava la Terra nelle sue epoche primordiali. Dista da noi, 1,2 miliardi di chilometri e nel 2005, sulla sua superficie, è scesa la capsula Huygens dell’ESA che ha inviato sulla Terra delle foto raffiguranti un mondo ghiacciato e rossastro con laghi di metano sparsi un po’ ovunque. Ora ci si chiede come possano tali laghi conciliarsi con l’acqua.

Un’ipotesi è che possa scaturire dall’interazione fra l’acqua e l’ammoniaca.Ma ora ciò che vorremmo capire è dove eventualmente anche nel sottosuolo sono stivati dei possibili laghi di metano e come questo possa finire nell’atmosfera“, ha dichiarato Jonathan Lunine della Cornell University di Ithaca e membro della squadra di Cassini.

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